Stu Ungar: il giocatore più forte di poker

Chiunque si sia avvicinato al poker, avrà sentito almeno una volta il nome di Stu Ungar. A detta di molti, è considerato il giocatore più forte di tutti i tempi. In passato abbiamo raccontato la storia di altri famosi campioni del poker, ma quella di Stu Ungar merita un’attenzione particolare.

Stu Ungar è considerato il Maradona del poker, non solo per la sua straordinaria abilità con le carte, ma anche per il genio e la follia che si sono alternati nella sua vita privata. Un continuo saliscendi tra inferno e paradiso che l’hanno proiettato prima verso la gloria e poi verso l’autodistruzione.

Sono stati tanti i demoni con i quali Stu ha dovuto convivere, in primis la cocaina, utilizzata inizialmente per poter giocare a poker per tante ore consecutive, e poi diventata una “compagna” mortale. Se vuoi sapere tutto di Stu Ungar, continua a leggere i seguenti paragrafi.

Stu Ungar, una vita di eccessi

Stuart Errol Ungar, meglio noto col nome di Stu Ungar, nacque a New York nel 1953 da una famiglia ebraica. Sin da ragazzino iniziò a frequentare il bar del padre, dove si scommetteva e si giocava d’azzardo. Ben presto si fece un nome nel giro, soprattutto nei tornei di gin rummy.

Nel 1968 perse il padre e poco dopo entrò in contatto con Victor Romano, un uomo ritenuto vicino alla cosca mafiosa dei Genovese. Proprio con Romano Stu instaurò un rapporto molto intenso e quest’amicizia contribuì a gettare ombre sulla sua figura.

Iniziò a giocare e vincere diversi tornei di gin rummy, aiutando finanziariamente la madre e la sorella, ma buona parte delle vincite se ne andarono in fumo nelle scommesse sulle corse.

Si trasferì successivamente a Miami e poi a Las Vegas, dove incontrò Madeline, la sua futura moglie. La donna aveva già un figlio e successivamente ebbero una bambina insieme.

Stu paradossalmente fu esautorato da tutti i tornei di gin rummy poiché nessuno voleva giocare con lui, in quanto ritenuto imbattibile. Si “convertì” così al gioco del poker specializzandosi in particolare nel Texas Hold’em.

Mentre Stu si faceva un nome tra i giocatori di poker, iniziavano i problemi nella sua vita privata. Richie, il figlio adottivo di Stu che la moglie ebbe da una precedente relazione, morì tragicamente suicida. La sua dipendenza di cocaina si aggravò e addirittura durante le World Series of Poker 1990 Stu fu trovato svenuto nella sua camera d’albergo in seguito ad un’overdose.

Continuarono gli alti e bassi del campione, tra ricchissime vincite e ingenti perdite alle corse dei cavalli. L’abuso di cocaina determinò il “collasso” delle narici, tant’è che Stu dovette far ricorso ad un intervento di rinoplastica per limitare i danni. Morì nel 1998 a Las Vegas, e non poteva essere altrimenti. Il cuore non resse ai tanti danni causati dall’abuso di cocaina.

Curiosità e aneddoti di Stu Ungar “The Kid”

Stu Ungar non era certo un gigante, infatti era alto appena 1,62 cm e pesava meno di 50 kg. Il suo aspetto minuto, abbinato ai tratti quasi fanciulleschi, gli valsero il soprannome di “The Kid”.

Nonostante la sua predisposizione a perdere i soldi vinti, gli amici raccontano che era molto generoso. Quando poteva Stu non si faceva problemi a pagare la cena e lasciare laute mance ai camerieri, oppure a prestare ingenti somme di denaro agli amici.

Un giorno, mentre camminava con Doyle Brunson per le strade di Las Vegas, un tizio gli si avvicinò chiedendogli del soldi. Stu senza batter ciglio gli allungò 100 dollari. Doyle, basito, gli chiese chi era. Stu rispose serafico: “E che ne so… Avessi saputo il suo nome gli avrei dato 200 dollari”.

Stu Ungar non ha mai avuto un conto bancario, preferendo tenere i soldi nelle cassette di sicurezza degli hotel di Las Vegas. A chi gli chiedeva il perché di quella strana mania, Stu rispondeva che voleva prendere i suoi soldi ogni volta che lo desiderava.

Stu si divertiva a stuzzicare i suoi avversari, forte dell’amicizia con i Genovese. Un giorno un uomo, dopo essere stato sonoramente sconfitto da Ungar, gli lanciò contro una sedia cercando di colpirlo. Quello stesso uomo fu ritrovato, qualche giorno dopo, ucciso a colpi d’arma da fuoco.

Il “call” del secolo

Una delle giocate più folli di Stu risale al 28 febbraio 1991, in un match heads-up contro Mansour Matloubi, che è stata ribattezzata il “call” del secolo.

Stu ha in mano 10 di fiori e 9 di cuori, mentre Matloubi il 4 di picche ed il 5 di quadri. Al flop escono: 3 di picche, 3 di cuori e 7 di fiori. Stu punta e trova il call di Matloubi. Al turn esce il K di quadri ed entrambi checkano. Al river esce il Q di fiori e Matloubi va all-in provando a spaventare l’avversario.

Stu lo guarda con tranquillità e dice: “Hai mancato la scala e ora provi a rubare il piatto, dovresti avere qualcosa tipo 4-5 o 5-6”. Morale della favola Stu chiama senza avere nulla in mano, ma vince il piatto semplicemente con la carta alta 10. Un esempio perfetto di genio e follia.

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