Check nel poker: cos’è e come utilizzare questa mossa

Raise, all-in e fold sono solo alcuni dei termini del glossario del poker ma, se segui una partita di poker al tavolo verde, la parola che sentirai più spesso sarà probabilmente check, una delle azioni più comuni di questo gioco.

Con il check si passa la palla al giocatore avversario, senza compiere nessuna altra azione come puntare o rilanciare. Ci sono determinati frangenti in cui però non è possibile fare check e bisogna necessariamente fare call oppure foldare.

Inoltre il check, a seconda delle circostanze, può essere un’azione di difesa oppure di attacco. Come utilizzare al meglio quest’azione? Lo scopriamo nei successivi paragrafi per ottimizzare al massimo le mani senza spendere troppo oppure massimizzare la vincita di un piatto.

Check: cosa significa e come funziona quest’azione

Check letteralmente significa “controllare” e in effetti può essere considerata un’azione di controllo, una sorta di monitoraggio per capire le intenzioni degli altri giocatori seduti al tavolo.

Per comunicare l’intenzione di checkare puoi semplicemente dire “check”, oppure battere con le dita o il palmo della mano sul tavolo senza proferire parola.

Si può fare check solo se nessun avversario prima di te ha puntato, oppure se sei il primo giocatore a parlare dopo un flop. Se invece un giocatore prima di te ha puntato non puoi checkare, ma devi necessariamente prendere una decisione e cioè chiamare la puntata o fare fold e quindi abbandonare il piatto.

Anche preflop non è possibile fare check, ma bisogna necessariamente puntare per partecipare al piatto. L’unico giocatore che può fare check prima del flop è il grande buio, se nessuno ha rilanciato, ma solo perché ha già pagato la sua quota di ingresso.

Il check difensivo

Si può fare check per diversi motivi, anche se questa mossa nasce fondamentalmente come un’azione difensiva. Con il check si passa il turno al giocatore successivo, ma restando sempre nel piatto.

Se ad esempio hai discrete possibilità di chiudere un punto, o se hai una coppia piuttosto bassa al tavolo e ci sono diversi “outs” per i tuoi avversari, sarebbe più prudente fare check anche per capire le intenzioni degli altri giocatori.

Se un giocatore dopo di te punta, puoi decidere in base alle carte che hai in mano e quelle che sono a terra se fare call oppure se foldare. In questo secondo caso non hai comunque speso altre fiches, abbandonando una mano che risulta piuttosto povera.

Se invece anche gli altri giocatori fanno check ti “regalano” una carta e puoi così restare nel piatto, sempre senza spendere ulteriori fiches.

Il check-raise come azione offensiva

Il check però, se gestito correttamente, può essere anche una validissima azione offensiva.

Ipotizziamo che pre-flop tu abbia un’ottima mano, come K-K, e che al flop esca proprio un K. Hai fatto un tris di K e quindi sei in una posizione fortissima.

In questo caso puoi “nascondere” il tuo punto facendo check, lasciando intendere che non hai una buona mano. I tuoi avversari che sono nel piatto potrebbero percepire la tua mossa come un segno di debolezza e quindi bluffano facendo una puntata forte.

A questo punto hai due opzioni: chiamare semplicemente e lasciare che faccia tutto il tuo avversario, oppure rilanciare a tua volta. Questa seconda puntata si chiama check-raise e risulta molto efficace contro i giocatori aggressivi che tendono a puntare sempre e comunque, indipendentemente che escano carte basse o alte.

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