Ct Nazionale Roberto Mancini: numeri da record per l’allenatore dell’Italia

Roberto Mancini, ct Nazionale, è il simbolo principale del nuovo “Rinascimento” calcistico italiano. L’Italia, dopo la vittoria iridata del 2006, è entrata in un tunnel senza fine inanellando sconfitte e brutte figure. Con Mancini la storia finalmente è cambiata, come dimostrano i numeri da record dell’allenatore dell’Italia. Snoccioliamo allora questi numeri e scopriamo come il ct della Nazionale italiana ha saputo costruire una macchina quasi perfetta.

Numeri da record per il ct della Nazionale italiana

I numeri parlano chiaro: in 30 partite l’allenatore della Nazionale ha totalizzato 21 vittorie, 7 pareggi e solo 2 sconfitte. L’Italia di Mancini può vantare 25 gare consecutive senza sconfitte, eguagliando il record di Lippi tra il 2004 ed il 2006. Al momento solo l’Italia di Pozzo ha fatto meglio, con 30 risultati utili consecutivi tra il 1935 ed il 1939.

A livello di punti, nessuno ha fatto meglio di Mancini: 70! Inoltre con il 70% di percentuale di vittoria il ct della Nazionale ha la media più alta di successi.

La miglior difesa… è la difesa!

Pur non disdegnando il gioco offensivo, Mancini ha ricostruito la nuova Italia partendo soprattutto dalla difesa. L’Italia vanta la striscia più lunga di partite senza incassare gol in trasferta, ben 6, nella storia della Nazionale. Sbriciolato il precedente record che apparteneva all’Italia di Valcareggi, conquistato tra il 1972 ed il 1974.

Da sottolineare che il Mancio spesso ha alternato gli uomini in difesa ma, pur cambiando l’ordine dei fattori il risultato non è cambiato. Segno evidente che i meccanismi difensivi sono perfettamente oliati e funzionano perfettamente, indipendentemente dagli interpreti. L’ultimo goal incassato dall’Italia, ad opera dell’Olanda, risale al lontano 14 ottobre 2020.

La cooperativa del gol

L’Italia non solo non prende gol, ma ne fa anche tanti e con giocatori differenti. In totale sono 68 con ben 28 marcatori diversi. Il bomber principe è Immobile con 8 goal, seguito da Belotti a 7.

L’allenatore della Nazionale calcio ama sperimentare, infatti sono ben 33 gli esordienti assoluti con la maglia azzurra. In vista del prossimo appuntamento calcistico sono 33 i convocati di Mancini, in attesa della successiva scrematura.

L’Italia è un mix esplosivo di giocatori esperti e giovani, nei quali vengono riposte molte speranza dei tifosi italiani in vista delle prossime competizioni internazionali.

Allenatore Nazionale calcio: la storia di Mancini

L’esordio di Mancini in panchina è stato piuttosto turbolento e condito da diverse polemiche. A 36 anni, dopo aver appeso da poco le scarpe al chiodo, inizia la sua avventura come allenatore sulla panchina della Fiorentina nel 2001, in sostituzione dell’esonerato Fatih Terim.

In realtà Mancini non aveva ancora il patentino di allenatore di prima categoria, e soprattutto durante quell’anno era già stato tesserato con la Lazio come secondo di Eriksson. Nonostante il parere negativo dell’Assocalciatori, siede comunque sulla panchina della Fiorentina. In quella stessa stagione Mancini alza il suo primo trofeo, la coppa Italia.

Successivamente è stato allenatore della Lazio, dell’Inter, del Manchester City, del Galatasaray, nuovamente dell’Inter e dello Zenit San Pietroburgo, fino all’approdo sulla panchina azzurra dell’Italia.

Trofei vinti da allenatore

Nella sua carriera l’allenatore della Nazionale ha vinto:

  • 3 campionati italiani;
  • 4 coppe Italia;
  • 2 Supercoppe italiane;
  • 1 campionato inglese;
  • 1 coppa d’Inghilterra;
  • 1 Community Shield;
  • 1 coppa di Turchia.

L’evoluzione della filosofia gioco: un mix di “boskovismo” e “guardiolismo”

Sin dagli esordi l’allenatore dell’Italia si ispira al suo mentore Boskov, col quale vince lo scudetto della Sampdoria come giocatore, perseguendo un gioco che prediligeva più l’estetica che il pragmatismo.

Col tempo Mancini però capisce che alla qualità bisogna affiancare la sostanza. Ecco quindi che, prendendo come modello un altro suo maestro, Eriksson, inizia ad irrobustire il centrocampo per poi sfruttare la qualità degli attaccanti.

Un’ultima contaminazione della sua filosofia arriva da Guardiola, teorico del tiki-taka e della supremazia tecnica. Il gioco di Mancini è un mix di pragmatismo, tecnica e tattica che ben si adatta all’attuale calcio moderno.