Antonio Esfandiari, la storia del giocatore di poker iraniano fuggito dalla guerra

Di personaggi bizzarri e folkloristici ce ne sono tanti nel mondo del poker: da Bill Perkins a Gus Hansen fino a Rick Salomon. Nessuno però ha una storia così particolare alle spalle come Antonio Esfandiari, diventato giocatore di poker grazie al padre che lo ha portato via dalla guerra in Iran.

A dirla tutta il suo vero nome è Amir, ma ha deciso di trasformarlo in Antonio The Magician, nome d’arte usato per i suoi spettacoli di magia. Eh già, perché Antonio nella sua carriera è stato anche un mago di discreto successo. Questa però è solo una piccola parte della straordinaria ed affascinante vita del giocatore di poker iraniano: scopriamo tutto il resto.

L’infanzia difficile durante la guerra in Iran

L’infanzia non deve essere stata facile per chi è nato in Iran negli anni ’80, quando infuriava una feroce guerra con l’Iraq. Ebbene il nostro Antonio nacque proprio a Teheran nel 1978. Le sirene che annunciavano i bombardamenti, anche in piena notte, erano la colonna sonora di quegli anni. Tra l’altro in Iran quando un ragazzo compiva i 14 anni doveva arruolarsi, senza possibilità di lasciare il paese.

Così il padre decise di scappare con tutta la famiglia in direzione USA, San Francisco, la terra delle opportunità. E qui per Esfandiari iniziò una vita del tutto nuova.

Dalla guerra in Iran al “sogno americano”

Il sogno americano in realtà inizialmente sembrava più un incubo. La mamma non riuscì infatti ad abituarsi allo stile di vita occidentale, quindi decise di lasciare la famiglia e tornare in patria. Antonio doveva consolare il fratellino in lacrime, ma il primo a piangere era proprio lui quando restava solo.

Comunque non si fece prendere dallo sconforto e a 11 anni iniziò a lavorare come telemarketer, vendendo giornali qua e là. Poi lavorò come cameriere in un ristorante e già qui ci fu una piccola svolta.

Un bartender che lavorava con lui, dopo aver chiuso le porte del locale, si divertiva in straordinari giochetti di magia. Esfandiari, che all’epoca aveva 15 anni, guardava estasiato le acrobazia del compagno e fu rapito dalla magia.

Fu così che trasformò il suo nome in “Antonio the Magician”, esibendosi come illusionista tra i locali della città quando aveva tempo per racimolare qualche guadagno extra.

Antonio si mise così alla ricerca di qualche libro di magia che potesse dargli ulteriori consigli utili per perfezionare i suoi giochi. E fu così che incontrò il poker. Tra gli scaffali impolverati di una libreria notò un libro, il “Winning Low-Limit Hold’em” di Lee Jones che lo attrasse come una calamita, come un segno del destino.

Lo prese, lo sfogliò e decise subito di acquistarlo: da lì in poi sarebbe nata una magnifica storia d’amore tra Esfandiari e il poker.

L’arrivo tra gli dei dell’Olimpo del poker

Antonio iniziò con i tavoli cash nel suo quartiere e si accorse di essere terribilmente bravo. Il suo bankroll saliva giorno dopo giorni e col tempo iniziò a conquistare posti ai tornei che contavano davvero. In pochissimo tempo Antonio è diventato una stella ed il suo nome era ormai sulla bocca di tutti gli appassionati di poker.

Il colpo della vita però Antonio lo compì quando vinse il Big One for One Drop, portando a casa qualcosa come 18 milioni di dollari. Il bambino scappato dalla guerra diventa milionario: sembra la trama di un film, ma è solo la vita di Antonio Esfandiari.

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